La riflessologia plantare è una branca della medicina che consiste nella digito-pressione e massoterapia della pianta dei piedi con la finalità di attenuare la sintomatologia di problematiche in diverse parti del corpo.
I principi su cui si basa tale metodica è quella secondo cui a livello del piede sono localizzate zone corrispondenti ad altrettante aree dell’organismo e che pertanto possono venire trattate mediante specifiche manipolazioni.
Nonostante fino ad ora non siano disponibili studi inerenti a tali correlazioni e non esistano dati certi sulla validità della tecnica, molti riflessologi ne fanno largo impiego, soprattutto come terapia per i dolori alla schiena.
Che cosa si intende per riflessologia plantare

Dato che qualsiasi forma di dolore dipende dal sistema nervoso ed in particolare dai recettori nocicettivi (recettori deputati specificamente alla percezione dolorifica), e dato che le fibre nervose sono diffuse in tutto il corpo (sia in superficie che in profondità), è facile comprendere il perché la riflessologia consente di curare numerosi disturbi trattando la pianta dei piedi.
La riflessologia plantare fa parte della così detta medicina alternativa in quanto le sue tecniche non sono contemplate dalle pratiche mediche tradizionali che, in caso di dolori alla schiena, preferiscono fare ricorso a terapie di tipo farmacologico.
In realtà, visto che i medicinali antinfiammatori provocano molti effetti collaterali e non sempre sono compatibili con lo stato di salute del paziente, questa tecnica può rivelarsi un’ottima opportunità terapeutica.
I riflessi consistono in meccanismi piuttosto complessi secondo cui, attraverso la funzione del sistema nervoso, una stimolazione provoca una reazione che è indipendente dalla volontà.
Sfruttando questo principio, i riflessologi effettuano delle digito-pressioni a livello delle piante dei piedi per innescare una risposta (riflesso) in altri organi, come ad esempio la schiena.
Cenni storici sulla riflessologia plantare

Tale metodica ha origini molto antiche: fin dal 4000 a.C. gli Egiziani praticavano abitualmente massaggi ai piedi con scopi terapeutici; la pratica venne poi ripresa anche da alcune tribù Indiane.
Il primo medico ad occuparsi di riflessologia plantare fu, nel 1913, l’americano William Fitzgerald, un otorinolaringoiatra che sperimentò la validità della tecnica in ambito anestesiologico; le sue deduzioni contribuirono a formulare la teoria di una Terapia Zonale.
Intorno al 1940 un fisioterapista americano, il dottor Eunice Ingham, applicò tale metodica alla terapia del mal di schiena, con risultati positivi.
In Italia furono due neurologi dell’università di Roma, il dottor Giuseppe Calligaris ed il dottor Nicola Gentile, a studiare approfonditamente la tecnica riflessologica.
Presupposti funzionali della riflessologia plantare

Secondo le evidenze scientifiche attualmente disponibili, esistono alcune teorie che spiegano quali siano i presupposti funzionali della riflessologia plantare.
1. Teoria del drenaggio linfatico
La linfa è un liquido corporeo che scorre nei vasi linfatici, localizzati nei pressi di quelli sanguigni; la linfa è in grado di eliminare le tossine ed altre sostanze di rifiuto dell’organismo mediante drenaggio.
I riflessologi ritengono che la digito-pressione sulla pianta dei piedi svolga la funzione di potenziare il drenaggio linfatico aumentando l’eliminazione delle tossine e contribuendo a migliorare le condizione di salute di tutto il corpo.
2. Teoria della liberazione ormonale
Partendo dal presupposto che il cervello controlla la secrezione ormonale da parte delle ghiandole endocrine, la riflessologia plantare andrebbe a stimolare l’encefalo ad incentivare la produzione ormonale, tra cui quella delle endorfine, sostanze naturali dall’elevato potere analgesico.
In tal modo si verrebbe a creare una condizione di anestesia nei confronti delle stimolazioni dolorose.
3. Teoria della stimolazione nervosa
Secondo tale teoria alla base della riflessologia plantare ci sarebbero dei collegamenti anatomici tra la pianta dei piedi ed i vari organi, secondo cui la comunicazione neuronale contribuirebbe ad attenuare la sintomatologia dolorosa in seguito alla pratica della digito-pressione.
4. Teoria della circolazione sanguigna
I sostenitori di tale teoria sono convinti che il massaggio alla pianta dei piedi provochi un miglioramento della circolazione sanguigna a livello degli organi collegati alle zone del piede.
Come conseguenza si verifica un più efficace ricambio di nutrienti ed ossigeno con attenuazione di qualsiasi genere di dolore.
5. Teoria della risposta elettrochimica
Alla base di qualsiasi riflesso nervoso c’è l’intervento funzionale dei neuromediatori, sostanze chimiche in grado di rispondere a stimolazioni elettriche prodotte dalla variazione del potenziale di membrana (risposta elettrochimica).
La digito-pressione sulla pianta dei piedi agirebbe quindi, secondo questa teoria, a livello dei neuromediatori, aumentando la loro attività antidolorifica.
I riflessologi sono convinti che, indipendentemente da quale sia la causa dell’analgesia prodotta dal massaggio alla pianta dei piedi, esista una mappa ben definita delle varie zone del piede a cui corrispondono i differenti distretti corporei.
Agendo su tali zone mediante un massaggio, si verifica di conseguenza un’attenuazione della sintomatologia dolorosa dell’organo riflesso.
Riflessologia plantare e mal di schiena

La riflessologia plantare, tra i vari impieghi, viene utilizzata efficacemente nella terapia del mal di schiena (riflessologia plantare alla schiena).
Tale trattamento è finalizzato ad attenuare la sintomatologia dolorosa al collo, alle spalle ed alla colonna vertebrale in tutte le sue parti (cervicale, toracica, lombare e sacrale).
La risoluzione dei problemi alla schiena risulta di importanza fondamentale in quanto essa svolge la funzione di sorreggere il peso di tutto lo scheletro mantenendo una corretta postura in posizione ortogonale.
L’eliminazione dei dolori alla schiena ed il ripristino della tonicità e della vitalità delle sue parti contribuisce al benessere generalizzato di tutto l’organismo. Un tipo molto diffuso di mal di schiena è quello della contrattura muscolare; infatti il dolore nella maggior parte dei casi ha un’origine muscolo-tendinea.
Sia in caso di fibromialgia che di dolori reumatici la contrattura è una componente quasi sempre presente, e consistente nell’incapacità del muscolo a rilassarsi dopo uno sforzo.
Come conseguenza esso appare duro, contratto ed incapace di compiere la maggior parte dei movimenti. Si viene infatti a creare una paralisi funzionale transitoria, estremamente dolorosa. Alla base di questo disturbo vi è un’anomalia funzionale del sistema nervoso centrale, che innerva le fibre muscolari striate costituenti i muscoli intervertebrali.
Le cause che portano alla contrattura muscolare possono essere di varia natura, come la sedentarietà, uno scorretto atteggiamento posturale, un materasso inadeguato, che costringe ad assumere posizioni non anatomiche durante il sonno o anche eccessivi sforzi fisici.
Indipendentemente dal tipo di causa che provoca l’insorgenza di tale disturbo, la contrattura muscolare viene curata efficacemente dalla riflessologia plantare, che consiste in un trattamento non invasivo da effettuare anche per periodi prolungati di tempo.
Ogni seduta richiede solitamente 45 minuti e, se bene eseguita, non provoca effetti collaterali, tranne in alcuni rari casi l’insorgenza di un senso di stordimento generalizzato.
Di solito il trattamento prevede prima l’applicazione sul piede destro per poi procedere su quello sinistro. Ogni zona riflessa viene trattata due volte alternando un piede all’altro per tutta la seduta. In alcuni casi può succedere che il paziente avverta dolore al piede durante il massaggio, si tratta di un effetto normale che conferma la necessità del trattamento.
Come effettuare una seduta di riflessologia plantare

Il procedimento per effettuare una seduta di riflessologia plantare finalizzata ad attenuare i dolori alla schiena, presuppone alcuni step successivi, che sono:
– il paziente deve mettersi seduto con le gambe sollevate;
– viene massaggiato delicatamente il punto del piede corrispondente all’organo riflesso (la schiena) mediante movimenti continuativi, lenti e decisi;
– il massaggio deve essere ripetuto nelle zone eventualmente contratte del piede;
– bisogna arrivare ad uno stato di rilassamento generalizzato della muscolatura e con conseguente attenuazione della sintomatologia dolorosa;
– visto che il dolore alla schiena solitamente è piuttosto difficile da eliminare, è consigliabile procedere più volte dall’alluce fino al tallone, continuando tale movimento per almeno 20-25 minuti;
– per ottenere risultati efficaci, di solito vengono effettuate tre sedute alla settimana fino alla completa scomparsa del dolore alla schiena.
Dopo questa terapia d’attacco, generalmente viene consigliata una terapia di mantenimento che ha lo scopo di prevenire eventuali recidive del dolore alla schiena.